Il territorio di Codigoro è contraddistinto da una rara e rigogliosa flora e fauna: questo, infatti, si trova nella parte settentrionale del Parco del Delta del Po, Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1999 insieme alla meravigliosa Ferrara, città del Rinascimento. Recentemente, inoltre, è stato insignito del riconoscimento Riserva Biosfera Delta del Po dal programma MAB (Man & Biosphere). 

La suggestiva cittadina, grazie alla sua vicinanza al mare e al fiume Po, è particolarmente vocata all’agricoltura di qualità. L’acqua è stato l’elemento che ne ha caratterizzato lo sviluppo e la storia sin dalla sua nascita. 

L’insediamento iniziò a formarsi, in tempi remotissimi, proprio lì dove il Po di Goro nasceva alla sinistra del Volano. Circondata dalle acque, divenne presto dimora di pescatori e cacciatori che compresero bene l’importanza dello stanziarsi presso vie d’acqua per smerciare i propri prodotti. A quel tempo vivere e lavorare nelle vicinanze di un canale navigabile, collegato al mare, rappresentava un’immensa ricchezza. 

Fu così che, a poco a poco, Codigoro divenne un posto frequentato ed abitato. All’inizio del Sec. IX, i Benedettini si insediarono nel territorio ferrarese a pochi chilometri da Codigoro, in un’isola triangolare bagnata dalle onde del mare Adriatico e dai fiumi Volano e Goro: Pomposa, dove oggi si può ammirare la maestosa abbazia. Le terre intorno incominciarono ad essere solcate da canali e, in pochi anni, diventarono rigogliose di messi. 

La cittadina, fino all’anno Mille sotto l’influenza dell’esercito bizantino, passò sotto il governo dell’Insula Pomposiana: l’Abate Pietro, vista la crescente importanza della cittadina ordinò di costruirvi una “casa” che rappresentasse il governo politico, l’amministrazione economica e commerciale (ancor oggi presente e conosciuta come il Palazzo del Vescovo). 

Dalla vicina Ferrara, nel frattempo, la potenza Estense si espandeva e le pressioni sull’Abbazia pomposiana, affinché cedesse terre e diritti, aumentavano di giorno in giorno. 

Nel 1152, con la rotta di Ficarolo, il Po si spostò a Nord ed il Volano, fino ad allora ramo principale, divenne secondario ed i canali, senza più quella forte spinta, cominciarono ad impantanarsi. Iniziò così la fine, lenta ma inesorabile, del periodo aureo di Pomposa. I Benedettini per l’insalubrità del luogo si ritirarono, l’insigne Abbazia rimase abbandonata ed anche Codigoro perse la sua importanza. 

Dal 1598 la dominazione Pontificia proseguirà, fatto salvo il periodo Napoleonico, fino all’Unità d’Italia. Codigoro, nel frattempo, cominciò ad emanciparsi dai molteplici legami pomposiani-estensi. L’importanza che andò assumendo nella bassa ferrarese è indicata anche dall’istituzione della Fiera, un mercato di vendita e contratti operante già nel 1671. Tra la metà e la fine dell’800, con la costruzione del primo impianto idrovoro, iniziarono le bonifiche e vennero prosciugati 56.000 ettari di terreno. Per Codigoro, tutto ciò si tradusse in lavoro, sviluppo e arrivo di tantissime famiglie dal Veneto e dalla Romagna.

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